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venerdì 23 maggio 2014

La principessa (capovolta) che amava i film horror - e altre storie di principesse

Gioite e giubilate, principesse e principini di tutto il globo terracqueo!
Il libro è uscito, c’è, esiste, persiste, consiste e insiste.
Si è manifestato, alfine, in tutta la sua “cartaceità” nelle librerie e nelle fumetterie italiane.
E per di più, non pago, preme disperatamente per varcare i confini della penisola.

Anche se ormai non me la ricordo più tanto bene, proverò a raccontare la storia di questo volume.

Ho conosciuto Alessio De Santa nel luglio del 2009. Insieme a qualche amico comune, siamo andati a Lucca. All’epoca abitavo ancora a Milano.
Due fumettisti che vanno a Lucca nel mese di luglio, fanno un po’ la figura di due bagnanti che vanno a Cesenatico a fine gennaio. Anche se, lo ammetto, da un sardo come me ci si poteva aspettare di più come “esempio di località marittima”.
Vabbè, facciamo che quei due non vanno a Cesenatico. Vanno a Piscinas. Chi non sa dov’è Piscinas, si cerchi subito una scusa qualunque ed esca da questo blog, perché la cosa equivale grossomodo a non sapere l’Atto di dolore.
Dicevo che siamo andati a Lucca.
Sì, ma a vedere il concerto della Dave Matthews Band. Quattro ore di filata, senza un attimo di respiro. Una roba stratosferica. Bellissimo.
E dopo, giù i bestemmioni dei ristoratori e dei camerieri lucchesi, quando tutto il pubblico (pagante) si è riversato nei locali in cerca di cibo e vino, al termine di quell’infinita e meravigliosa jam session. Sì, bestemmioni. Perché l’una di notte era trascorsa da un pezzo e quelli se ne volevano andare a letto. Invece gli toccava ricominciare a lavorare in orario di chiusura.

Ci siamo divertiti, in quel mini tour lucchese.
E ci siamo, appunto conosciuti.

Sceneggiatura Tavola 3 - Storia 5
L’anno dopo (2010), Alessio mi coinvolge in una sua idea.
Vuole fare un libro a fumetti che parla di principesse. Qualcosa di non canonico. Qualcosa che stravolga le normali direttrici della fiaba. Qualcosa che si posizioni di traverso, tra il fumetto e la narrativa.
Ha già dei soggetti brevi, o meglio, delle bozze di soggetto. Mi chiede di leggerli.
Li leggo e cominciamo a lavorarci.
Metto mano a quei soggetti e cerco di dargli una struttura più compiuta, perché, appunto, sono appena abbozzati. Ma sono abbozzati bene.
Ale comincia ad avere paura di me, perché io sono metodico e strutturo il mio lavoro con eccesso di puntiglio. È il mio modo di entrare in un progetto. Lo devo conoscere e respirare in pieno. Lo devo quasi radiografare. Anche se poi, in seguito, avrò bisogno di destrutturarlo.
Ale invece no. È più disordinato di me nella fase di approccio e, quindi, soffre il mio metodo.
Scoprirò solo dopo, quanto anche lui sia pignolo e maniacale in fase di confezione del lavoro. Perfino più di me (con le inevitabili discussioni che accompagnano queste benedette/maledette diversità tra noi esseri umani).

Impostazione griglia Tavola 3 - Storia 5
Dopo un po’ di lavoro, ci ritroviamo con sette soggetti, di cui due ispirati (liberamente) a storie già esistenti. Facciamo un po’ di conti e decidiamo che ci manca ancora un soggetto.
Lo scrivo io e lo intitolo La principessa capovolta.
Prepariamo un progetto vagamente editoriale per il nostro libro. Ale fa un po’ di disegni per cercare di individuare lo stile che potrebbe adottare (il volume, in questa fase, è ancora su una dimensione molto ipotetica e iperuranica).
Già dai primi schizzi si intuisce la potenza comunicativa di Alessio: una bomba!
Io butto giù alcune tavole di sceneggiatura tratte da un paio di soggetti. Lui ne disegna due o tre.
La brava Alida Ruggeri fa qualche colorazione di prova.
E intanto è già tempo di tornare a Lucca, stavolta nella stagione appropriata per due fumettisti (seppur scalcagnati) come noi.
A ottobre 2010 portiamo il nostro book nella meravigliosa città toscana. Il titolo della proposta vagamente editoriale è La principessa che amava i film horror (e altre storie di principesse).

Alessio ha preferito questo titolo (tratto da una delle otto storie del progetto), rispetto a quello proposto da me, cioè proprio quel La principessa capovolta che avevo scelto come titolo del mio soggetto, l’ultimo degli otto, quello della storia che avrebbe chiuso il libro.
Matite Tavola 3 - Storia 5
Mi piaceva La principessa capovolta perché parlava di tutto il libro, anche delle altre sette storie scaturite dai “pre soggetti” di Alessio e che io avevo fatto miei, ammaliato come sempre dalle narrazioni un po’ “storte”, folli e surreali. Un po’ ironiche, umoristiche e sarcastiche.
Mi piaceva La principessa capovolta perché io e Ale stavamo capovolgendo le fiabe, la loro struttura classica, i loro personaggi, i loro luoghi comuni.
Prendevamo tutto questo e lo mettevamo in relazione con le dinamiche relazionali e psicologiche della realtà, cioè molto più plausibili rispetto a quelle in cui, di solito, si muovono gli “attori” di una fiaba.
Era tutto finto, ma anche tutto vero. Ed era questo capovolgimento che avrei voluto sottolineare.
Secondo me funzionava alla grande.
Ma l’idea originaria del progetto era di Alessio e mi sembrava brutto insistere. Per cui lui scelse il titolo di un’altra delle otto storie, presumo quello che gli piaceva di più e che gli suonava meglio in testa, anche in vista di una (molto improbabile, a quell’epoca) pubblicazione.

Colore Tavola 3 - Storia 5
Arriviamo con il nostro book all’incontro con gli editori, a cui ci siamo iscritti durante le nostre evoluzioni lucchesi, tra padiglioni multicolori, autori, cataste di carta imbrattata di vignette e cosplayer.
Massimiliano Clemente di Tunué - Editori dell'immaginario ha ritenuto opportuno vederci e sentirci, dopo aver notato il nostro book tra i tanti in lista d’attesa.
Incontriamo Massimiliano. Lui è di poche parole. Ci studia mentre sfoglia il book. Dice che questo va bene, che quello va sistemato. Secondo lui quello è un libro per ragazzi, molto di più di quanto io e Alessio (qui in perfetto accordo) vorremmo. Ci dice, con una naturalezza disarmante, che gli andrebbe bene per la collana Tipitondi. E, vedendo che né io ne Alessio sappiamo di cosa sta parlando, ci invita con il massimo garbo, a fare un salto allo stand Tunué per dare un’occhiata “dal vivo” ai primi titoli di quella collana.
Io e Alessio ci congediamo e lasciamo Massimiliano al suo lavoro.
Tanti altri fumettisti con tanti altri book sotto braccio sono in fila.

- Ma ci ha preso, secondo te?
- Boh! A me sembra di sì, ma non è che l’ho capito bene…

Tavola 3 - Storia 5 completa di lettering
Quasi “a nostra insaputa”, da quel momento siamo autori Tunué.
Per questioni di lavoro, Alida non può più proseguire e, a quel punto, “appare” Elena Grigoli.
Elena è una disegnatrice e colorista che però ama anche scrivere. Quando entra nello “staff delle principesse”, io l’ho appena conosciuta "via mail". Il mio amico Luca Usai, complice della mia crescita fumettistica come io della sua, a causa dei suoi impegni in Disney per Topolino e altre testate non riesce più a tenere il passo nella realizzazione delle storie del nostro personaggio Super Pro. E così passa la palla a Elena.
Io, che non la conosco personalmente, imparo subito ad apprezzarne la gentilezza, la delicatezza, ma anche la eccezionale arguzia che, insieme alla conoscenza del “mezzo”, ne fa una professionista formidabile. E poi lei “fa” i pupazzi… li costruisce con le sue mani. È davvero un portento! L’unica cosa che mi secca è che fino a oggi (maggio 2014) non l’ho ancora incontrata “di persona”, eppure sono quattro anni che ci lavoro.
Cercheremo di rimediare a Lucca (ancora una volta Lucca!) nel prossimo autunno.

E comunque…

La principessa capovolta
e il suo principe di Pancetta
Torno da Lucca Comics 2010 in Sardegna (ho lasciato Milano proprio all’inizio di quel 2010, per riapprodare nella mia bella isola), e comincio a sceneggiare il libro.
È un lavoro lungo, anche se sono “solo” otto storie di 12 pagine ciascuna.
È lungo perché tra una storia e l’altra ci passa tanto tempo.
È lungo perché io e Alessio abbiamo una serie di differenze “esteriori” che potrebbero scatenare, se lasciate andare libere, vere e proprie guerre mondiali. Nel nostro caso, per fortuna, si limitano a discussioni interminabili su Skype. Lui da Milano, io da Cagliari.
Ma scopriamo di avere anche delle sorprendenti tangenze interiori. Sono quelle che poi salvano tutto, impediscono lo scatenarsi delle guerre e, soprattutto, ci permettono di produrre dei fumetti che tutto sommato hanno il loro perché (almeno così ci sembra).
Io sceneggio. Discutiamo. Cambiamo una battuta, una gag. Modifichiamo la dinamica narrativa di una tavola. Ritocchiamo il finale di una storia.
Insomma, da questo punto di vista non facciamo niente di diverso rispetto a un “normale” sceneggiatore e a un “normale” disegnatore di fumetti che lavorano insieme.

Quando la sceneggiatura ci sembra finita, io stesso traccio a mano le griglie delle tavole e gliele mando.
Ale fa le matite. Di nuovo le discutiamo insieme e se c’è da fare qualche modifica, la si fa.
Poi lui le prepara per Elena. E spetta proprio a Elena dare vita alle nostre principesse, con i suoi colori.

Nelle storie di principesse
prima o poi c'è sempre un drago...
Il libro contiene una quantità infinita di rimandi, citazioni, riferimenti, allusioni… a cose di tutti i tipi… letteratura, musica, vita di tutti i giorni. Alessio è un vulcano in eruzione e vorrebbe citare tutti i film, tutti i romanzi, tutte le poesie e tutti i saggi della storia dell’umanità. Ma anch’io a volte non scherzo. Ci metto perfino alcune piccole cose che solo un sardo può cogliere, perché fanno parte del suo patrimonio linguistico e culturale. Ma comunque quelle stesse cose, anche se non “coglibili” da un non sardo, restano sensate e comprensibili per chiunque!

Poi, tra una storia e l’altra, c’è quella che abbiamo chiamato “vicenda di collegamento”. Una storiella fatta di gag che intervallano le otto storie principali, con micro vicende “senza parole”.
La “vicenda di collegamento” conta 18 tavole in tutto. Per realizzarle abbiamo seguito un processo diverso dal grosso del libro: da un mio spunto iniziale, Alessio ha proposto alcune situazioni specifiche che abbiamo soltanto discusso a voce. Lui poi le ha disegnate direttamente sul foglio, senza basarsi su una sceneggiatura scritta.

Il libro è di Alessio, perché l’idea di base è sua. L’individuazione della maggior parte dei territori narrativi da cui attingere è sua. I disegni, così freschi, efficaci e “potenti” sono suoi.
È mio, perché quel modo di raccontare in sceneggiatura e di costruire le situazioni appartiene a me. È mio, perché certi argomenti e certi meccanismi fanno parte da sempre dei miei interessi di narratore.
È di Elena perché senza la sua visione del colore, questo sarebbe completamente e assolutamente un altro libro. E io non voglio affatto che sia un altro libro!

Mi sono divertito a scrivere queste storie.
A volte mi sono stancato.
È capitato perfino che mi venisse qualche dubbio sul fatto che prima o poi saremmo davvero riusciti a portare a termine il lavoro.
E invece eccoci qui, quattro anni dopo aver cominciato.
Il libro è bello (come direbbe Antonio Razzi).
E non lo dico per vantare me o i miei compagni di avventura.
È bello perché chiunque lo apra non può fare a meno di sorridere, anche prima di leggerne una sola pagina.
È così per i grandi e per i bambini.

E questo mi basta.


La principessa che amava i film horror 
e altre storie di principesse

Alessio De Santa (idea e disegni)
Daniele Mocci (testi)
Elena Grigoli (colori)

Tipitondi – Tunuè, Italia, 2014

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