se fossi un'automobile...

... sarei una FIAT 850. Ve la ricordate?

lunedì 17 marzo 2014

Chi è Truman? E qual è lo show?

È perfettamente inutile che tutti noi riconosciamo (con diversi gradi di convinzione e consapevolezza) che i reality show non sono reali.
Così come è perfettamente inutile essere davvero consapevoli che in tutte le trasmissioni TV (anche quelle che NON sono reality) non accade mai niente che non sia già stato previsto, sceneggiato e approvato dalle redazioni e, soprattutto, dagli sponsor (commerciali o politici fa lo stesso).

Vi ricordate il film The Truman Show?
Quello uscito nel 1998.
Quello diretto da Peter Weir.
Quello scritto da Andrew Niccol.
Quello interpretato da Jim Carrey, nel ruolo di Truman.

The Truman Show non era sicuramente il primo racconto ad affrontare certe tematiche e, forse, nemmeno il più "nobile".
Altri autori, nella letteratura, nel fumetto e nel cinema ci erano arrivati prima.
Ma Truman resta ancora oggi un mirabile esempio per tutti, proprio perché la sua storia era confezionata come un "prodotto di intrattenimento per la massa".
E la massa, che pure lo ha visto e in molti casi adorato, non ha comunque capito niente.

Non ha capito che non basta sapere che tutte le trasmissioni TV sono finte, preparate, sceneggiate, costruite.
Non ha capito che i "veri Truman" non sono quelli che albergano dentro la TV, nei programmi che (la stessa massa) continua passivamente a consumare, come dosi sempre più consistenti di una droga il cui nome potrebbe essere benissimo ANTISOCIALINA DISSOCIATIVA.

Non ha capito che i "veri Truman" sono quelli di fronte allo schermo.
E quei "veri Truman" coincidono (guarda un po!) con tutti i singoli pseudo individui che formano proprio la massa.
Una massa di dissociati antisociali.
Ex persone che, con l'illusione di essere consapevoli della vera natura delle trasmissioni che guardano, sono in realtà le inconsapevoli e grottesche protagoniste dell'unico "vero show": quello della vita fasulla che mettono in scena ogni giorno, spinte dall'insensata compulsione ad alimentare le vacue meschinità di questo (nostro?) mondo e di questo (nostro?) tempo.
Uno show che, travestito da carrozzone ipertecnologico moderno e avanguardistico, ha ridotto il mondo e i suoi abitanti a un grumo informe di ignoranza autocompiaciuta e autoreferenziale. A una cloaca di estetismi surreali e patologici. A un immondezzaio di prevaricazione cieca e sorda. All'ignobile vergogna di un mercato avido e insaziabile, in cui tutto si può vendere e tutto si può comprare. A una putrida fossa comune che ci risucchia ogni giorno di più in un Medioevo mentale contagioso, degenerativo e irreversibile.